La bellezza è nella tradizionale visione della natura sublimata nella poesia, espressione del fine animo umano, e poi plasmata nelle arti tipicamente giapponesi: la cerimonia del té, i giardini, gli Haiku... e nello Zen.
Uno dei più importanti tópoi della cultura giapponese, è il fiore di ciliegio, simbolo poetico del concetto di mujō¹ 無常 già presente nell'antologia poetica Kokin Wakashû 古今和歌集, che si suppone compilata all'inizio del X sec., nel periodo Heian, ed è associato alla figura del bushi, fin dalla comparsa della casta guerriera sulla scena della storia giapponese.
Kokin Wakashû, abbreviato in Kokinshū 古今集, è tradotto con "Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne" ed è la prima delle 21 antologie imperiali della poesia classica giapponese.
L’importanza della simbologia legata al ciliegio nella classe guerriera del periodo Edo è ben rappresentata dai due componimenti poetici², trascritti nella prefazione di Tashiro Tsuramoto all'Hagakure, il testo che più di ogni altro ha contribuito a formalizzare il codice del guerriero, il bushidō.
Al primo haiku 俳句 del maestro Yamamoto Tsunetomo, il discepolo Tsuramoto, risponde con altri versi in cui i temi dell’incontro e del ciliegio, sono ripresi:
La bellezza è nella tradizionale visione della natura sublimata nella poesia, espressione del fine animo umano, e poi plasmata nelle arti tipicamente giapponesi: la cerimonia del té, i giardini, gli Haiku... e nello Zen.
Uno dei più importanti tópoi della cultura giapponese, è il fiore di ciliegio, simbolo poetico del concetto di mujō¹ 無常 già presente nell'antologia poetica Kokin Wakashû 古今和歌集, che si suppone compilata all'inizio del X sec., nel periodo Heian, ed è associato alla figura del bushi, fin dalla comparsa della casta guerriera sulla scena della storia giapponese.
Kokin Wakashû, abbreviato in Kokinshū 古今集, è tradotto con "Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne" ed è la prima delle 21 antologie imperiali della poesia classica giapponese.
Al primo haiku 俳句 del maestro Yamamoto Tsunetomo, il discepolo Tsuramoto, risponde con altri versi in cui i temi dell’incontro e del ciliegio, sono ripresi:
Quanto è distante
da questo mondo
il ciliegio selvatico?
Sotto bianche nuvole,
presso il ciliegio in fiore,
ci siamo appena incontrati.
da questo mondo
il ciliegio selvatico?
Furumaru (Yamamoto Tsunetomo)
Sotto bianche nuvole,
presso il ciliegio in fiore,
ci siamo appena incontrati.
Kisui (Tashiro Tsuramoto)
Focalizza l'attenzione su un singolo momento. E' collegato all'estetica giapponese dello Yugen, la bellezza che evoca il mistero e la profondità con una punta di tristezza, oltre che alla spiritualità buddista.
L'haiku sembra ingannevolmente semplice, ma suggerisce qualcosa di più profondo, spesso evocando proprio la natura misteriosa e transitoria dell'esistenza umana.
Ogni haiku deve contenere un Kigo, una parola che indica in quale tempo dell'anno l'Haiku è impostato.Così i fiori di ciliegio evocano la primavera, la neve richiama l'inverno, le zanzare, in genere, l'estate.
Ogni haiku deve contenere un Kigo, una parola che indica in quale tempo dell'anno l'Haiku è impostato.Così i fiori di ciliegio evocano la primavera, la neve richiama l'inverno, le zanzare, in genere, l'estate.
NEVE, SAKURA E LUNA SONO LE FIGURE CLASSICHE DELLA POESIA GIAPPONESE |
Nei due haiku, il tema del sakura nasconde dietro il senso della bellezza effimera, uno degli insegnamenti più profondi del buddhismo, quello dell'impermanenza del mondo fenomenico, il mujō, concetto presente in gran parte della letteratura giapponese classica. La filosofia classica giapponese interpreta la realtà come continuo cambiamento, o (per usare un'espressione buddhista) impermanente.
Il mondo del flusso che si presenta ai nostri sensi è la sola realtà: non esiste un concetto platonico al di sopra o dietro questa realtà. L'idea di mujō (impermanenza) è una caratteristica fondamentale dell'esistenza.
Il mondo del flusso che si presenta ai nostri sensi è la sola realtà: non esiste un concetto platonico al di sopra o dietro questa realtà. L'idea di mujō (impermanenza) è una caratteristica fondamentale dell'esistenza.
Nella tradizione buddhista giapponese, la consapevolezza dell'impermanenza non è motivo di disperazione nichilista, ma piuttosto un invito a vivere la vita nel presente e di gratitudine per l'ulteriore tempo che viene concesso.
Nelle due brevi poesie è sempre l'associazione sakura-morte ad emergere. Un'associazione che è paradigmatica della concezione della vita del guerriero. Non a caso, innumerevoli esempi documentano in poesia come in altre manifestazioni artistiche questo concetto e la relativa associazione fiori di ciliegio-caducità delle cose umane.
Un tema ricorrente nella pittura giapponese è quello del
famoso eroe del XII sec. Minamoto Yoshiye, rappresentato
prima della battaglia, che contempla immobile un albero di ciliegio e compone un tanka (poesia classica in 31 sillabe) sui petali del sakura, mentre il vento leggero li faceva cadere sull' armatura.
Il pianto dei samurai, così frequente negli addii e durante la compilazione dei jisei³ 辞世, i tanka del commiato alla vita, lascerebbe sorpreso chi non conoscesse il duplice aspetto dell’animo guerriero: l’imperturbabile calma di fronte alla morte e la sensibilità gentile affinata dal mono no aware. E spesso, l'associazione sakura-morte, ricorre nelle jisei tanka di commiato, che i guerrieri feriti mortalmente in battaglia o condannati al suicidio rituale per sventramento, seppuku, componevano prima di morire.
I samurai, soprattutto nell'epoca Sengoku, 15 -16° sec, non sapendo quando sarebbero morti, scrivevano gli ultimi versi in anticipo.
Eccone uno degli esempi più celebri, scritta dal valoroso samurai Asano Naganori Takumi no kami (1665-1701), prima del suicidio a cui era stato condannato, che diede origine alla leggenda dei 47 rōnin.
E' dedicato proprio alla bellezza struggente dei fiori di ciliegio:
Eccone uno degli esempi più celebri, scritta dal valoroso samurai Asano Naganori Takumi no kami (1665-1701), prima del suicidio a cui era stato condannato, che diede origine alla leggenda dei 47 rōnin.
E' dedicato proprio alla bellezza struggente dei fiori di ciliegio:
Kaze saso buhana yori mo naoware wa mataharu no nagori wo ikani tokasen
I fiori di ciliegio portati dal vento non devono essere molto propensi a lasciare (l'albero). Cosa sarà del mio desiderio di assaporare la primavera?
NOTE
¹mujō: termine giapponese per "Impermanenza", dal sanscrito Anitya, pāli anicca, in cinese 無常 wúcháng e tibetano mi rtag pa. Indica uno dei tre aspetti fondamentali dell'esistenza nella dottrina canonica del buddhismo che sono:
¹mujō: termine giapponese per "Impermanenza", dal sanscrito Anitya, pāli anicca, in cinese 無常 wúcháng e tibetano mi rtag pa. Indica uno dei tre aspetti fondamentali dell'esistenza nella dottrina canonica del buddhismo che sono:
- l'impermanenza o cambiamento o divenire (anitya);
- la sofferenza o l'insoddisfacibilità connaturata alle cose mondane (duḥkha);
- il non sé o l'insostanzialità della personalità o l'inesistenza di un nucleo permanente e separato (anātman).
Insieme, queste tre caratteristiche fondamentali dell'esistenza, della vita di ogni "essere senziente", formano la base causale della dottrina delle Quattro Nobili Verità e quindi della ricerca spirituale buddhista.
² Li ho trascritti secondo nella traduzione di Luigi Soletta. Cfr YAMAMOTO Tsunetomo, Il codice segreto dei samurai. Hagakure, Milano, Luni Editrice, p. 19.
³ Prima di morire i giapponesi lasciavano una poesia, “Jisei o Jisei no ku 辞世の句”. Jisei significa ''dire l’ultima parola della vita'', Ku è per''poesie''. Di solito erano in stile tanka 短歌, "poemetto".
La poesia è stata a lungo una parte fondamentale della tradizione giapponese.
I Jisei erano emotivamente neutri, in accordo con gli insegnamenti del Buddhismo e dello Shintō . A parte le prime opere di questa tradizione, si ritenne opportuno citare esplicitamente la morte; piuttosto che usare metaforici riferimenti alla caducità della vita, come il tramonto, l'autunno o la caduta del fiore di ciliegio. Uno degli elementi del Seppuku 切腹, il suicidio rituale giapponese, era la scrittura di una poesia di morte, di solito composto da 5 strofe con modello 5-7-5-7-7-7.
Per quanto riguarda i samurai, soprattutto nell’epoca Sengoku (15 -16° secolo), poichè non sapevano quando sarebbero morti, preparavano le loro ultime poesie in anticipo.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- Onore e spada. Il Giappone dei samurai di Corona Marino, 2013, Res Gestae
- Sotto la foresta dei ciliegi in fiore e altri racconti di Sakaguchi Ango 1993, Curatore Orsi M. T., Editore Marsilio (collana Letteratura universale. Mille gru)
- La mente del samurai. Cinque testi classici sulla spada giapponese di Christopher Hellman
- Letteratura giapponese. I. Dalle origini alle soglie dell'età moderna, a cura di A. Boscaro Einaudi, Torino 2005.
- Haiku come fiori di ciliegio pubblicato da Fusibilia Libri, curatore Rizzo A.
- Il codice segreto dei samurai. Hagakure, introduzione di YAMAMOTO Tsunetomo, Milano, Luni Editrice, p. 19.
- Kokin waka shû. Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne. Testo giapponese a fronte - Curatore: Ikuko Sagiyama - Editore Ariele (collana Lapislazzuli)
- Kanadehon Chūshingura 仮名手本忠臣蔵, edizione critica a cura di Hattori Yukio, Tōkyō, Hakusuisha, 1994, p. 233 e p. 258
- TANAKA Ikkō, KOIKE Kazuko (eds), Japan Color, San Francisco, Chronicle Books, 1982, p. 17
- Michele BAMBLING, “Bellezza e caducità nell’arte giapponese”, cap. Come ciliegi in fiore. Fascino della bellezza e senso dell’effimero nella tradizione artistica del Giappone, a cura di Yanagi Koichi, Roma, Gangemi, 2005, pp. 27 e 28
Tutte le stampe Ukiyo-e provengono dal sito ukiyo-e.org una risorsa incredibile per la ricerca di xilografie giapponesi.
Tutti i riferimenti a Religioni e Culti in Giappone da:
- Shintō: Origini, Rituali, Festival di Littleton, C Scott (2002) - Oxford University Press.
- Storia Illustrata delle Religioni di Bowker, John W (2002) New York
Storia del Giappone da:
- Le arti del Giappone. Una storia illustrata di H.Munsterberg, tokyo, 1958
- Il Giappone e la sua civiltà: profilo storico, di Takeshita Toshiaki, Bologna, Clueb, 1996.
- Storia del Giappone e dei giapponesi di Robert Calvet
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