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ŌSensei negli ultimi anni della sua vita definiva l'Aikido "un'Arte marziale d'Amore".Aikido è superamento del Conflitto e della Competizione. Sul Tatami si dona il proprio sapere. Attraverso il Metodo della Pratica Reciproca si arriva ad una maggiore consapevolezza di sé e degli altri.

Ai Ki Do

Ai Ki Do

Il termine Aikidō è costituito da tre ideogrammi:
AI è Armonia e Amore
KI significa Energia Cosmica, Spirito, Slancio Vitale
DO indica la Via, il Cammino Spirituale

26 mag 2015

Ken Wa Kokoro Nari ▬ Dalla Spada allo Zen

Come perfetta lama tagliente, ineguagliata nel mondo, come oggetto d'arte o talismano, la spada del samurai godeva di un'universale considerazione
Arma tremenda se impugnata da mani arroganti o brutali, la spada poteva essere capace anche di atti benevoli, persino di dare la vita nelle mani del guerriero che praticava il bushi no nasake, la propensione del guerriero verso la clemenza e la generosità. 
Era proprio nell'arte di maneggiare la spada che si pensava fosse più presente l'influenza dello zen,che fu fondamentale per i Samurai: tratta indifferentemente la vita e la morte e non le prende in considerazione, ciò che conta è agire d'istinto, partendo dalla conclusione a cui si è giunti, razionale o irrazionale che siaProveniente dall'India il buddismo zen, era stato introdotto in Cina da Bodhidharma (VI secolo) per raggiungere il Giappone un secolo dopo, si diffuse rapidamente per la sua applicazione pratica nelle arti marziali, che facevano parte della educazione del samurai così come le arti popolari: Chado (cerimonia del tè), Shodo (calligrafia), Ikebana (arrangiamento dei fiori), che permisero di realizzare la natura di Buddha.

I samurai non erano solo uomini d’arme. 
La loro formazione, infatti, prevedeva un estenuante allenamento fisico e una dura preparazione psicologica e spirituale i cui fondamenti poggiavano sulle grandi scuole di pensiero orientali, come il buddismo.
Attraverso la meditazione zen (cioè secondo la tradizione del buddismo giapponese) i guerrieri dovevano acquisire la disciplina e l’autocontrollo che ne facevano formidabili guerrieri e uomini d’onore, senza cedimenti. 
Il loro spirito, al pari della loro spada, doveva essere tagliente e non mostrare incertezze. 
Per comprendere il rapporto tra il samurai e religione buddista è necessario partire dal 1200 quando iBuddhismo Mahāyāna dall'India, passando per la Cina, dove assorbì elementi della filosofia Tao e Chángiunse in Giappone e pervase tutta la cultura nipponica. 
L'introduzione del Buddhismo Zen, come scuola autonoma, in Giappone ha avuto un processo piuttosto sofferto.
Tali difficoltà non si riscontrarono tanto nel trasferimento di dottrine, testi e lignaggi quanto piuttosto nel rendere autonomo lo Zen dalla scuola TendaiUna scuola giapponese del Buddhismo Mahāyāna, fondata da Saichō, discende della scuola buddhista cinese del Sutra del Loto. 
In Giappone, soprattutto la casta dei guerrieri, trovò nel ramo Zen gli elementi indispensabili al loro modo di pensare e vivere
La sua semplicità di pensiero e azione si rivelò la più congeniale all'animo del guerriero; lo zen insegnò al samurai a credere nella propria volontà, a meditare prima e dopo le battaglie, a ricercare dentro se stessi la ragione dell'esistenza; insegnò inoltre a fare in modo che la vita spirituale diventasse un tutt'uno con quella quotidiana, ed insegnò anche come l'uomo possa integrarsi con la natura. La frugalità che i samurai avevano adottato in ogni manifestazione della propria vita, si trasforma nella semplicità dei templi zen, dove la roccia, il legno, gli alberi, sapientemente combinati, formano un ambiente naturale e rilassante
NIRVANA
Secondo questa dottrina, la meditazione era il mezzo per giungere ad una più profonda conoscenza di se stesso e della propria interiorità. Lo zen libero da speculazioni intellettuali, o da scritture sacre, indicava al guerriero il mezzo per raggiungere l'autodisciplina:
  • Padronanza dagli stimoli che giungono ai sensi
  • Padronanza del corpo, con la mente a governare le sue manifestazioni
  • Controllo delle Passioni e dell'Emotività'
  • Rigetto dell'io
Questo incontro fu naturale, in quanto i samurai trovarono un mezzo per migliorare le loro capacità combattive
Non è difficile capire perché lo Zen divenne la dottrina di riferimento per i samurai: le sue tecniche risultavano di fondamentale importanza per allenate la mente,
abbandonare il ragionamento razionale e perfezionare l’auto-controllo necessario per sconfiggere la paura in battaglia e il timore della morte
Samurai in meditazione Zen:'I DEMONI DELLA MENTE' sumi-e di Mariusz Szmerdt
samurai passavano il loro tempo praticando due principali attività, l'allenamento con la spada e la meditazione Zen.
Tramite la meditazione Zen il guerriero si avvicinava al Nirvana ed né otteneva concentrazione, serenitàcoraggio
Per un samurai estrarre la spada era un gesto senza ritorno. 
Così la meditazione avveniva soprattutto prima di un combattimento e serviva a prepararsi a ciò che sarebbe accaduto in battaglia
Un samurai meditava sempre sulla possibilità di morire in battaglianon affrontare queste paure e cercare di salvarsi a tutti i costi non lo avrebbero fatto combattere al meglio
Ripeteva sempre queste parole come un tantra:
"Eterna è la mia vita come lo è la mia morte. Non temo la morte nè la vita"
ORIGINAL ART:''MEDITAZIONE PER UNA MORTE INEVITABILE''
Lo Zen, quindi, potenziava il coraggio, la prontezza, l’abilità, permetteva di apprezzare le attese, di qualificare i movimenti, migliorava l’equilibrio psicofisico del novizio; caratteristiche indispensabili per un buon guerriero. 
Il samurai, fin da bambino, imparava a non tradire nessuna emozione e a controllare il suo spiritoPer fare ciò serviva una grande volontà di sacrificio e interminabili ore di esercizio. 
Ben presto si capì che il buddismo Zen poteva essere molto di più che una religione: poteva far acquisire, grazie alle particolari pratiche, quella indifferenza per la vita che avrebbe permesso ai samurai di diventare perfette macchine da combattimento
Sul campo di battaglia, i samurai si raccoglievano in meditazione fino a raggiungere il vuoto mentale: secondo lo Zen, infatti, il ragionamento razionale avrebbe privato il combattente della forza necessaria per arrivare alla meta, condizionandolo negativamente.
Fu così che templi buddisti cominciarono a ospitare i guerrieri che intendevano imparare le discipline mentali dei monaci. 
I Samurai, anche quando si addestravano al tiro con l'arco si preparavano con esercizi di meditazione e concentrazione addominale, talvolta nei tempi o nelle sale dei monasteri, per affrontare il clamore della battaglia e l'attacco dei nemici.
Per coordinare ogni movimento: dal tendere l’arco, al lancio della freccia, fino a visualizzarla nel bersaglio. 
La dottrina dello Zen era perfetta: non richiedeva lo studio di testi complessi e neppure una particolare istruzione. Ognuno poteva sviluppare le proprie potenzialità nascoste praticando le tecniche della concentrazioneLo zen fece presa tra i samurai perché insegnava ad utilizzare non soltanto la mente ma tutto l'essere; non si praticava la meditazione fine a se stessa ma si vivevano tutte le azioni purché eseguite in base a principi etici. Da qui nasceva la magnanimità dei samurai verso i deboli, i vinti, o la possibilità di scrivere versi, o ritirarsi in una piccola stanza a bere del tè.
Ognuno poteva sviluppare le proprie potenzialità attraverso le tecniche della concentrazione che si basavano essenzialmente su esercizi respiratori concentrati nel ventre, hara: la tecnica della respirazione addominale
Attraverso la respirazione addominale infatti il samurai cercava di mettere in relazione la propria respirazione fisica con quella cosmica; più riusciva in questo più si integrava con l'ambiente, più sviluppava i suoi poteri intuitivi e percettivi e reagiva prontamente ai pericoli
La condizione essenziale per il samurai con la spada sguainata era quella di munen, termine zen che significa senza pensiero e che deriva da muvuoto, nulla, non essere.
«Quando impugni la spada dimentica il corpo» di Yamamoto Jōchō 山本 常朝 dall'Hagakure 
Un altro concetto esprime il significato di mu : mushin no shinla mente dell'assenza della mente. Con questa dote il guerriero svuotava la sua mente ed era immune da ogni influenza esterna. 
Questa espressione si riferisce ad una mente sempre attiva, flessibile e capace di agire senza lasciarsi impedire da ostacoli che sarebbero fatali per uno spadaccinoOccorre dunque raggiungere uno stato in cui la mente è assolutamente libera di vagare, senza soffermarsi su nulla di definito, neanche su se stessi. Mushin è lo stato di “non-mente”, che ha per fondamento il muga, cioè “non-io”. Dissolto l’io, si perde anche ogni contrapposizione fra soggetto contemplante e oggetto contemplato. 
Un uomo capace di raggiungere questo stato:


 «è come la luna, che sembra seguire le innumerevoli onde, ma che in realtà non si muove affatto»

Quando la mente non si ferma, essa riesce ad appartenere al Vuoto, eterno e immutabile - non essendo nulla di definito, esso non è nulla di impermanente -, e può forse comprendere le misteriose parole di Yamamoto Jōchō 山本 常朝 dall'Hagakure :


 «Il corpo proviene da un luogo senza forma.
 Essere nel Nulla è il significato delle parole: La Forma è Vuoto»

Essere nel Nulla” ci rimanda alla reale coincidenza delle illusorie contrapposizioni, che va compresa per arrivare ad intuire come tutto sia da ricondurre ad unità
L’esistenza è sempre presente, come lo è la non-esistenza. 
Quando è nascosta, l’esistenza è non-esistenza; quando è manifesta, è esistenza.
Concepire l’esistenza e la non-esistenza come due cose diverse, è già una sconfitta. 
Uno in tutto e Tutto in uno.  
La miriade di stili delle arti marziali si trova in definitiva in quest’unico passo. 
Del resto, i samurai dovevano imparare a non usare la spada, ma essere la spada stessa: anche in questo caso, si realizza un’unità armonica tra l’arma e il soggetto che la usa.
KI - etimologia ideogramma
Presupposto essenziale per il conseguimento di uno stato mentale che travalicava la semplice tecnica era il possesso di un grande e forte KiSimbolo della fede e delle leggi, la spada rappresentò simultaneamente il passato ed il presente, il centro del potere spirituale e politico e naturalmente la personalità dell'uomo che l'impugnava attraverso l'estensione del suo Ki. 
Quindi il samurai cercava di recepire dallo zen tutto quello che poteva servirgli per migliorare le sue capacità di combattente.
 Il samurai era un guerriero professionista per cui non amava parlare dell'immortalità dello spirito o di etica, ma era interessato ad apprendere ciò che lo perfezionava sia come uomo che come guerriero
Lo zen insegnava infatti a potenziare il coraggio, la prontezza, l'abilità, l'equilibrio psico-fisico, ecco perché diventa il credo dei samurai e si esprimeva nel Bushidō, la «via del guerriero», un codice di comportamento morale che abbracciava ogni aspetto della vita del samurai. Un insieme di concetti di disciplina sia militare che morale le cui virtù erano l'onestà, il coraggio, la benevolenza, il rispetto, l'abnegazione, l'autocontrollo, il rispetto del dovere e la fedeltà. 
Dal credo del samurai
  • Kizan (occasioneè il mio progetto
  • Hennō (adattabilitàè il mio principio
  • Kyojts (in e ioè la mia tattica
  • Fudoshin (mente imperturbabile) e' il mio castello
  • Mushin (vuoto mentaleè la mia spada
I praticanti d'Aikido spesso parlano di mushinmugen
munenmuga: stadi mentali per abolire la discriminazione tra soggetto e oggettovolontà ed azioneimmediatezza dell'azione e spontaneità. Dopo anni di allenamento il samurai riusciva in questo e poteva essere libero di combattere dimentico di tutte le tecniche apprese, perché la spada era divenuta un prolungamenti del suo corpoIl Fondatore, O'Sensei Morihei Ueshiba era un maestro di spada e nei suoi movimenti rifletteva anche questo tipo di spirito.
L'Aikiken di O'Sensei è uno stile di spada fluido circolare, è una Katsujinken 森 池 活 治 剣,spada che dona la vita”.
E' necessario mantenere il controllo per non uccidere; la lama è priva di kissaki, la punta, naturalmente predisposta a bucare la pelle del prossimo, così come di tsuba, la guardia per le mani


«Ancora oggi il Giappone di tradizione Shintō si inchina davanti alla gelida purezza dell’anima della spada. Il fuoco mistico consuma la nostra debolezza, la sacra spada taglia la catena del desiderio. La fenice della divina speranza si erge dalle nostre ceneri; dalla libertà sorge una umanità più elevata».                          di Okakura Kakuzō 岡倉覚三  , da ''Il libro del tè''

Credo che sia impossibile negare il contenuto altamente poetico delle parole dell scrittore Okakura Kakuzō. Poche ed intense parole che riassumono mirabilmente la funzione spirituale della “Spada che da la Vita”, Katsujinken
O'Sensei controllava la sua spada per infliggere il minimo danno, mettendo in pratica gli insegnamenti del Buddismo Zen. 
Si attacca perché un avversario ti attacca. 
Questo implica non tagliare l'avversario.
Il suo opposto è chiamato setsuninken, spada che dona la morte”.
Uno spadaccino che sia soltanto spadaccino non può essere un Gentiluomo - Shi -  poiché il suo cuore è arido, e la tecnica -  waza - che egli mette in atto non è un’espressione dello SpiritoShin, ossia un Raggio del Sole spirituale, bensì un movimento autonomo e cieco, dunque una nube che offusca l'anima.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • Lo zen e l'arte della spada Autore Sôhô Takuan 2001 - Editore Mondadori  (collana Oscar varia)
  • Budo - Gli insegnamenti del Fondatore dell'Aikido con introduzione di Kisshomaru Ueshiba
  • Onore e spada. Il Giappone dei samurai di Corona Marino, 2013, Res Gestae
  • La mente del samurai. Cinque testi classici sulla spada giapponese di Christopher Hellman
  • ''La Spada che dà la vita. Gli insegnamenti segreti della Casa dello Shogun'' Luni 2004 
  • Samurai. Una casta di guerrieri, Capponi, N. (2000),  Firenze: Giunti
  • Zen e arti marziali, Roshi, T. D. (1990), Rimini: Il cerchio

Alcuni estratti da: 

  • La via del samurai di Yukio Mishima (Autore), Editore: Bompiani 2000, Collana: I grandi tascabili
  • Samurai, Turnbull, S. (1988), Milano: Rizzoli

Tutti i riferimenti/citazioni sull'Hagakure da:
  • Yukio Mishima, La Via del samurai, traduzione dall'inglese (The way of the samurai) di Pier Francesco Paolini, Bompiani, 1996(selezioni dall'originale) 
  • Tsunetomo Yamamoto, Hagakure. All'ombra delle foglie, a cura di Francesca Meddi Fukushi, Edizioni Solfanelli 
  • Hagakure, Tsunetomo, Y. (20012), Milano: Mondadori

Cenni e Riferimenti alla Storia del Giappone da:
  •  Il Giappone e la sua civiltà: profilo storico, di Takeshita Toshiaki, Bologna, Clueb, 1996.
  • Storia del Giappone e dei giapponesi di  Robert Calvet
  • Storia del Giappone di Kenneth G. Henshall 2005

Eventuali riferimenti e le immagini alla storia della spada e armi in Giappone da:
  • Museo Stibbert. Firenze. Vol. 11: Lame giapponesi. Ediz. italiana e inglese - 2007, Polistampa
    • Introduzione di vecchie spade del Giappone BC Bain, Nippon-to, J. Iron and Steel Institute of Japan (1962) p 265-282
    • Storia del ferro . Ed. 3  Editore Stahleisen mbH, Dusseldorf, 1953
    • Armi e armature del Giappone antico , Southern California gettone Kai. Los Angeles 1964

    Tutti i riferimenti al Buddismo Zen da:
    • La grande liberazione. Introduzione al Buddismo Zen di Suzuki Daisetsu Teitarò, con prefazione di Carl Gustav Jung
    • La saggezza del buddhismo. Il sentiero dell'illuminazione  di Vincenzo Noja -  Sezione sui principi dell’insegnamento del Buddha. DisponibileFree come PDF
    • Il buddhismo di Giorgio Renato Franci - L'autore descrive il contesto storico e sociale nel quale è nato il buddhismo antico, ne segue gli sviluppi indiani ed extraindiani, chiarisce i principi delle dottrine fondamentali e la loro influenza sulla società e sull'espressione artistica. 
    • Enciclopedia delle Filosofie Asiatiche (2001), New York: Routledge

    22 mag 2015

    Ken Wa Kokoro Nari ▬ Neve, Ciliegi e Samuari

    Spesso, i fiori di ciliegio, i Sakura, sono associati alla nevecome se i fiocchi che volteggiano nell'aria invernale e i fiori spazzati dal vento fossero un'unica immagine di suprema bellezza.
    Bakufu Ohno . Uccello su Sakura innevato -1950
    Questa associazione ha, nella storia della poesia giapponese, una tradizione antica. 
    Se nè registra la presenza già nel  Kokin Wakashū 古今和歌集, Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne, in cui anche il mitate 見立una tecnica utilizzata in ukiyo-e, favorisce l'incontro di due immagini antitetiche, proprie di due stagioni opposte, come i fiocchi di neve e i sakura:

    Yuki no uchi ni
    haru wa kinikeri
    uguisu no
    koreru namida
    ima ya tokuramu

    Fra la neve che fiocca
    ecco, è arrivata la primavera.
    Dell'usignolo
    le lacrime gelate
    Ora si staranno sciogliendo.
    (Fujiwara no Takaiko)


    D'altronde la tecnica del mitate, è sovrapposizione di due immagini visive, una reale e l'altra immaginaria.
    L’associazione sakura-neve porta con sé il riferimento a una terza immagine, quella del guerriero eroico
    Se infatti il fiore di ciliegio è il simbolo della bellezza effimera e della caducità delle cose , la neve è un segno di purezza di intenti, è simbolicamente associata alle imprese pure, eroiche, e al makoto, che le contraddistingue. 
    Così i “47 rōnin” attuarono la loro vendetta in una notte d'inverno  e la spedizione viene sorpresa da una tormenta di neveIn tempi più recenti, la rivolta nazionalista dei giovani ufficiali giapponesi, schierati contro la corruzione della classe politica, il 26 febbraio 1936, fu preceduta da una forte nevicata
    E il fatto che l’esercito di ex samurai di Satsuma contro il governo Meiji, partì sotto un cielo nevoso, fu probabilmente interpretato come una sorta di conferma celeste sull'onestà della loro causa ( La storia della ribellione è raccontata, in modo romanzato, nel film del 2003, L'ultimo samurai, diretto da Edward Zwick).
    C'è un'antica leggenda che racconta come il colore dei sakura in origine fosse di un bianco candidoSolo quando l'imperatore ordinò di far seppellire i samurai caduti in battaglia, sotto gli alberi di ciliegio, i petali divennero rosa, per aver assorbito il sangue dei nobili guerrieriCosì chi, tra i samurai, voleva suicidarsi, era solito farlo proprio sotto gli alberi di ciliegio. Pochi istanti prima di compiere seppuku: passa il vento, cadono i fiori.
    Il cerchio si chiude.
    I fiori di ciliegio e la neve conducono al bushi, nè esaltano, a teatro e in altre manifestazioni artistiche, le azioni pure e belle, ma di una bellezza effimera
    Così i Sakura e i fiocchi di Neve volteggiano nell'aria e cadono a terrai petali si disperdono mentre i cristalli si sciolgono, ma entrambi rimandano alla morte del guerriero.
    La simbologia del bianco 白 della neve sembra avere una doppia valenza: purezza e morte. Di grande impatto cromatico il rosso del sangue del Samurai ferito che esplode sul bianco candido della neve.
    Nella cultura giapponese, il colore biancohaku, associato al rosso  o al nero 暗 assume significati contrapposti. 
    Nella combinazione haku 紅letteralmente "rosso e bianco", rimanda alla gioia e alla celebrazione, entrambi sono colori di buon auspicio; mentre abbinato al nero
    suggerisce lutto e dolore
    Da solo, il bianco è stato a lungo considerato il colore dei kamiE' associato alla lealtàEsso è contenitore occulto di tutti gli altri colori, unificatore della totalità; nella vita e nell'esperienza umana è usato per sostenere e segnalare diversi passaggi.
    Il Bianco è anche legato al 7°chackra, conosciuto anche come chakra della corona o il Loto dai Mille Petali, centro di energia situato in cima al capo e collegamento diretto con lo spirito, viene visualizzato come un filo di luce bianco argenteo che collega l'uomo al divino e lo apre al suo Sé superiore. Bianco è il colore dell'assoluto e di tutto quanto viene considerato indice di trasparenza, miglioramento, pulizia e chiarezza. 
    Simbolo di purezza, evoca l’innocenza, come il bianco incontaminato e puro del washi 和紙, la preziosa carta con cui sono fatte le fiamme degohei bacchette di legno, decorate con le Shide (fiamme di carta) appese a delle corde, le Shimenawa, in genere usate per contrassegnare i recinti sacri nei rituali Shintō
    E se nei manufatti del periodo Edo, come tessuti e stampe, i fiocchi di neve sono simbolo di purezza e trasformazioneanche sulla scena del Kanadehon Chūshingura, o più brevemente Chūshingura: "Il tesoro dei fedeli", dramma del 1748, scritto prima per il joruri (teatro delle marionette) e poi adattato per il kabuki, che riprende poeticamente l'implacabile vendetta dei 47 rōnin.
    Kunisada - Serie- La battaglia finale, Kanadehon Chushingura
     Nel Chūshingura al candore delle vesti e al biancore della neve si associano l’idea della morte, della purezza e della trasformazione.
    La bivalenza del bianco della nevepurezza e morte, si spiega sempre con l'antica concezione dell'eterno ciclo della vita, dove dopo la morte avviene la rigenerazione, il passaggio a un altro stato. 
    Così nel IX e nell’XI atto è previsto che il palcoscenico sia ricoperto da una stoffa bianca per rievocare il candido manto. Nell’atto finale del dramma durante una copiosa nevicata si realizzala vendetta, e la neve ha il ruolo di purificare il sangue del sacrificio.
    Presente nella produzione artistica giapponese come un imprescindibile segno stagionale, la neve ha una parte rilevante nel teatro. L’effetto “neve” nel kabuki, infatti, è volutamente reso in ogni sua sfumatura: dal segno grafico
    (i fiocchi di carta che piovono sul palcoscenico) a quello sonoroIl suono della neve è interessante. In natura la neve cade senza rumore, ma nel teatro è espressa dall’ōdaiko 大太鼓
    Il suono di questo tamburo è prodotto usando “bastoni da neve” piuttosto spessi e corti, che sono ricoperti alle estremità con palle di cotone per dare, contemporaneamente un tocco gentile e un suono basso e morbidoLa neve che tutto ricopre è anche simbolo di rinascita, di trasformazione: annuncia la vita che si rinnova sotto il candido mantello che ricopre ogni cosa.
    È evidente che, nel caso dell’XI atto del Chūshingura, la neve non è interpretabile solo come un imprescindibile elemento stagionale. Nel Kokin Wakashū c'è un waka particolarmente significativo:

    Yuki furite
    toshi no kurenuru
    toki ni koso
    tsuini momijinu
    matsu mo miekere.

    雪ふりて年の暮れぬる時にこそつゐにもみぢぬ松も見けれ。

    Solo alla fine dell’anno
    quando la neve stende
    la bianca coltre
    risalta agli occhi
    il verde perenne del pino.

    In questo componimento poetico, nato molti secoli prima del Kanadehon Chūshingura, in un contesto storico-culturale assai differente, la contemplazione della neve, yuki-mi 雪見, elemento effimero, esalta per contrasto la perennità di ciò che nascondequelle virtù umane come la costanza e la fedeltà cui il pino sembra alludere. 
    Virtù apprezzate ancora a distanza di tempo e coltivate ancora con tanta cura negli anni del Chūshingura. Virtù proprie dei Samurai e del loro codice di condotta: il Bushidō.

    BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

    • Onore e spada. Il Giappone dei samurai di Corona Marino, 2013, Res Gestae
    • Sotto la foresta dei ciliegi in fiore e altri racconti di Sakaguchi Ango  1993, Curatore Orsi M. T., Editore Marsilio  (collana Letteratura universale. Mille gru)
      • La mente del samurai. Cinque testi classici sulla spada giapponese di Christopher Hellman
      • Letteratura giapponese. I. Dalle origini alle soglie dell'età moderna, a cura di A. Boscaro  Einaudi, Torino 2005.
      • Haiku come fiori di ciliegio pubblicato da Fusibilia Libri, curatore Rizzo A.
      Alcuni estratti da:
      • Il codice segreto dei samurai. Hagakure, introduzione di YAMAMOTO Tsunetomo, Milano, Luni Editrice, p. 19.
      • Kokin waka shû. Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne. Testo giapponese a fronte - Curatore: Ikuko Sagiyama - Editore Ariele  (collana Lapislazzuli)
      • Kanadehon Chūshingura 仮名手本忠臣蔵, edizione critica a cura di Hattori Yukio, Tōkyō, Hakusuisha, 1994, p. 233 e p. 258
      • TANAKA Ikkō, KOIKE Kazuko (eds), Japan Color,  San Francisco, Chronicle Books, 1982, p. 17
      • Michele BAMBLING, “Bellezza e caducità nell’arte giapponese”, cap. Come ciliegi in fiore. Fascino della bellezza e senso dell’effimero nella tradizione artistica del Giappone, a cura di Yanagi Koichi, Roma, Gangemi, 2005, pp. 27 e 28
      Tutte le stampe Ukiyo-e provengono dal sito ukiyo-e.org una risorsa incredibile per la ricerca di xilografie giapponesi.

      Tutti i riferimenti a Religioni e Culti in Giappone da:
      • Shintō: Origini, Rituali, Festival di Littleton, C Scott (2002) - Oxford University Press.
      • Storia Illustrata delle Religioni di Bowker, John W (2002) New York

      Storia del Giappone da:
      • Le arti del Giappone. Una storia illustrata di H.Munsterberg, tokyo, 1958
      • Il Giappone e la sua civiltà: profilo storico, di Takeshita Toshiaki, Bologna, Clueb, 1996.
      • Storia del Giappone e dei giapponesi di  Robert Calvet
      TUTTI I TESTI SONO REPERIBILI IN QUALSIASI BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI STUDI LINGUISTICI O BIBLIOTECA CON UNA SEZIONE SULLA STORIA ORIENTALE. ALCUNI TESTI POSSONO ESSERE CONSULTATI IN PARTE, GRATIS, ANCHE ON LINE IN GOOGLE LIBRI.