La vicenda dei 47 Rōnin, è una delle più famose e celebrate nella lunga storia del Giappone guerriero.
Sintetizza l'essenza dello spirito dei Samurai e del pensiero nipponico basato sul dovere e sulla lealtà. Non a caso si dice:
Il fatto risulta ancor più significativo in quanto avvenne in un periodo di crisi della classe dei guerrieri (bushi).
"Conoscere la storia dei 47 Rōnin, vuol dire conoscere il Giappone"
Si tratta della sanguinosa e caparbia vendetta ( katakiuchi敵討ち) dei seguaci del daimyō di Akō, Asano Naganori, condannato dalle autorità (tsumebara-elaborato rituale eseguito dai samurai: condanna a morte per seppuku) all'auto immolazione forzata (seppuku) per aver risposto alle provocazioni dell'arrogante maestro di tè dello Shōgun, Kira Yoshinaka, che aveva causato la rovina e la morte del loro signore e del loro feudo.
I 47 rōnin 四十七士 (Shijū Shichishi, lett.47 samurai),
dopo aver atteso per quasi due anni, pianificando l'attacco, lo vendicarono decapitando il cortigiano e uccidendo tutti i suoi discendenti maschi. Nonostante avessero seguito i precetti del bushidō 武士道 vendicando il loro padrone e la loro impresa fosse stata vista con forte approvazione dai nobili di corte, i rōnin vennero a loro volta obbligati a commettere seppuku 切腹 per aver sfidato l'autorità imperiale.
I rōnin erano consci di porsi al di fuori delle leggi di allora, dato che la vendetta (katakiuchi) era legittima in questi termini: se era stato ucciso un parente, non il proprio signore; l'atto doveva essere annunciato pubblicamente (non complottato in segreto) e autorizzato dalle autorità; la persona da uccidere doveva aver a sua volta ucciso, mentre il vile Kira era stato vittima dell'ira di Asano, senza neanche difendersi.
i 47 ronin catturano Lord Kira - Stampa bunraku Kanadehon Chûshingura |
I rōnin erano consci di porsi al di fuori delle leggi di allora, dato che la vendetta (katakiuchi) era legittima in questi termini: se era stato ucciso un parente, non il proprio signore; l'atto doveva essere annunciato pubblicamente (non complottato in segreto) e autorizzato dalle autorità; la persona da uccidere doveva aver a sua volta ucciso, mentre il vile Kira era stato vittima dell'ira di Asano, senza neanche difendersi.
Oishi eroe del Chûshingura stampa di Kuniyoshi Utagawa |
"Kanadehon Chûshingura 仮名手本忠臣蔵" (" Il Tesoro dei Vassalli Fedeli"), trasposizione teatrale per bunraku (o Ningyō jōruri 人形浄瑠璃) e kabuki 歌舞伎, ad opera del drammaturgo Takeda Izumo, sono innumerevoli i film, le produzioni televisive, i romanzi, i racconti e non ultime le stampe che celebrano la vicenda, descritta come Leggenda Nazionale.
Tra cui le meravigliose stampe di Kuniyoshi Utagawa, uno dei grandi maestri dell'Ukiyo-e. Kuniyoshi infatti ha creato un' intera serie di stampe che raffigurano tutti i protagonisti della vicenda e le loro storie personali.
Inizio col descrivere i fatti all'origine della drammatica vicenda, che ha come protagonisti principali tre uomini destinati, nel 1701, a passare alla storia:
● Asano Naganori 浅野長矩, Daimyō di Akō
● Kira Yoshinaka 吉良義央, kōke dello Shōgun Tsunayoshi
della dinastia Tokugawa
● Ōishi Kuranosuke Yoshio 大石 内蔵助良雄, ittogaro del feudo di Asano, futuro leader dei 47 rōnin
Asano Naganori 浅野長矩, Takumi no Kami 内匠頭 (1667-1701), capo di un ramo del potente clan Asano, signore del castello di Akō, nella provincia di Harima (ora Hyōgo), fu scelto dallo Shōgun Tokugawa Tsunayoshi (1680–1709), per essere uno dei feudatari - Daimyō - inviati presso la corte di Kyoto in visita ufficiale alla famiglia imperiale.
Asano Naganori 浅野長矩 |
Il titolo di Takumi no kami si riferisce all'incarico nominale di intendente alla carpenteria presso la corte shogunale di Edo che gli venne conferito ne 1680.
Asano con le vesti di corte, progettate appositamente per impedire movimenti veloci e quindi attentati da parte di cortigiani e dignitari allo Shōgun - stampa di Utagawa |
Tutti i Daimyō, erano tenuti a soggiornare per gran parte dell'anno alla corte dello Shōgun, capo del governo, disperdendo mezzi economici ed energie nei continui viaggi e nella sontuosa etichetta di corte, dove parte dei familiari era tenuta praticamente in ostaggio. Dovevano così forzatamente astenersi da ogni pensiero di ribellione.
Per assisterlo in questo compito, e istruirlo sull'etichetta di corte, gli venne affiancato un maestro di protocollo: Kira Kōzuke no suke Yoshinaka 吉良義央(1641-1702).
Corte dello Shōgun Tokugawa Tsunayoshi |
Kira aveva l'incarico di cerimoniere: kōke (maestro delle cerimonie), presso la corte di Edo. Incarico che ricopriva effettivamente, non si trattava di un mero titolo onorifico.
Come detto, all'inizio in epoca Edo (1600-1868 circa) era prescritto il sistema detto Sankin Kotai: i feudatari di provincia prestavano periodicamente servizio nella capitale Edo presso la corte dello Shōgun.
Stampa di Kunikazu Utagawa: scena dell'epopea dei 47 ronin
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I loro incarichi prevedevano la stretta osservanza della rigida etichetta di corte, per questo venivano di conseguenza affidati a funzionari esperti che avevano l'incarico di addestrarli e seguirli incessantemente per evitare infrazioni dell'e procedure. Kira ricevette disposizione di curare l'addestramento di Asano, appena arrivato dalla provincia di Harima (la stessa da cui proveniva Miyamoto Musashi) e di un altro nobile nelle sue stesse condizioni, il signore Kamei, di Tsuwano.
Stampa di Kuniyoshi (1860) Kira - chiamato Kono Moronao - tenta di sottrarsi all'attacco di Asano |
In attesa di una visita da Kyoto - capitale dell'ovest - di un inviato ufficiale dell'imperatore, i due nobili dovevano essere istruiti su alcuni cerimoniali legati all'avvenimento.
Ben presto Kira fece comprendere ad entrambi che si aspettava di essere generosamente ricompensato per i suoi servizi. I due rifiutarono sdegnati: era inaccettabile che un nobile samurai dovesse pagare un sottoposto per ottenere quanto era suo dovere fare.
Asano cerca di uccidere Kira, arrestato ammise di essere dispiaciuto per non averlo ucciso |
Al termine di una lunga serie di provocazioni, a cui Asano
aveva nonostante tutto resistito, Kira gli ordinò di allacciargli una scarpa che si era slacciata.
Anche a questo Asano seppe resistere, ma quando Kira si dichiarò insoddisfatto del modo in cui era stata allacciata la scarpa, trattandolo da rude bifolco, perse definitivamente la calma.
Estrasse il wakizashi, che tutti i dignitari portavano alla cintura quando era proibito il porto della Katana, e si lanciò contro Kira con l'intenzione di ucciderlo.
Kajikawa Yosobei blocca Asano dando a Kira il tempo di fuggire in salvo- Xilografia di Kobori Tomone |
Asano mancò il colpo per l'impaccio dei vestiti di corte, progettati appositamente per impedire movimenti veloci e quindi attentati da parte di cortigiani e dignitari. Ma anche per la resistenza opposta alla lama dall'eboshi, l'alto cappello cerimoniale indossato a corte.
E soprattutto per l'intervento dell'ufficiale Kajikawa Yosobei che si gettò su Asano trattenendolo e dando a Kira il tempo di fuggire in salvo. Il kōke rimase ferito al volto e - sembra - deturpato dalla lama ma senza che la sua vita rimanesse in pericolo.
Ma il crimine commesso, un'aggressione a mano armata all'interno del castello di Edo (l'aggressione avvenne nel Grande Corridoio dei Pini, Matsu no Ōrōka) era comunque
il gesto più grave che un nobile potesse commettere.
Asano venne provvisoriamente messo agli arresti sotto la tutela del nobile Tamura Ukiyo no Daibu. Ma nel corso degli interrogatori non si difese. Ammise, invece, di essere dispiaciuto per non aver ucciso Kira.
Monumento nel Matsu no Ōrōka, il corridoio di alberi di pino, nel castello di Edo, dove Kira fu aggredito da Asano |
Per questo, alla fine dell'inchiesta, gli venne recapitato l'ordine di compiere seppuku 切腹, il suicidio rituale per sventramento, decretando la confisca dei suoi beni, la condanna agli arresti domiciliari del fratello Daigaku e lo scioglimento del suo clan composto da 321 samurai di rango elevato.
Ukiyo-e di Utagawa Kuniyoshi. Asano Takumi Naganori raffigurato mentre compie il seppuku, il suicidio rituale. |
Asano naturalmente obbedì e per salvare il suo onore si suicidò. Non prima però di aver composto un saigo no uta (poesia di commiato), dedicato alla struggente bellezza dei fiori di ciliegio:
風 さ そ ふ 花 よ り も な ほ 我 は ま た 春 の 名 残 を い か に と や せ ん」
Kaze saso bu
hana yori mo nao
ware wa mata
haru no nagori wo ikani tokasen.
I fiori di ciliegio
portati dal vento
non devono essere molto propensi a lasciare (l'albero).
Cosa né sarà del mio desiderio di assaporare la primavera?
il funerale di Asano che venne cremato e seppelito nel tempio Zen/Buddista Sengakuji |
Pochi giorni dopo dei messaggeri raggiunsero il castello di Akō in Harima, portando gli ordini dello Shōgun: la casata di Asano doveva essere dispersa e tutti i samurai del seguito dovevano abbandonare al più presto il castello nelle mani degli inviati dello Shōgun. I samurai rimasti senza daimyō erano Rōnin 浪人 - letteralmente uomini onda.
la vera Tomba di Asano nel tempio Zen/Buddista Sengakuji (泉岳寺) in Takanawa-Tokyo |
A fare eseguire gli ordini dovette provvedere il vassallo principale del feudo: Ōishi Kuranosuke Yoshio 大石 内蔵助良雄 (1659-1703) o Yoshitaka, il primo sovrintendente (ittogaro) del feudo di Akō, che amministrava direttamente in occasione delle frequenti assenze di Asano.
Ōishi riceve la notizia della morte di Asano - gli viene restituito il wakizashi con cui il Daimyō si era ucciso |
Terminato il suo compito, terminava anche la sua vita di fedele vassallo: ormai era anche lui null'altro che un Rōnin.
Quando la notizia giunse al castello di Asano, gettò nello sconforto e nell'incertezza i suoi uomini. Alcuni samurai erano favorevoli a disperdersi, un altro gruppo invece era intenzionato a difendere il castello e a dare battaglia.
La notizia della morte di Asano manda nello sconforto i samurai di Ako |
Ōishi Yoshio 大石良雄 suggerì di abbandonare il castello e di lasciare che la confisca avvenisse in pace aspettando tempi più propizi per combattere e vendicarsi di Kira riabilitando il nome della famiglia Asano.
Oishi stringe il wakizashi con cui Asano è stato costretto al suicidio. Fa una smorfia mentre si guarda da sopra la spalla, promettendo vendetta - Stampa di Toshiaki
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Dovevano trascorrere quasi 2 anni prima che Ōishi, alla testa di un drappello di rōnin vendicasse sanguinosamente la morte ingloriosa di Asano.
La lunga attesa viene da una parte giustificata con la necessità di dissipare ogni sospetto ed allentare la vigilanza di Kira e dei suoi protettori, che lo avevano immediatamente messo sotto stretta sorveglianza. D'altra parte venne anche criticata da alcuni, essendo contrario all'etica samurai il ricorso a complicati sotterfugi. Se veramente i samurai del feudo di Asano avevano intenzione di vendicare il loro signore avrebbero dovuto farlo immediatamente.
Ōishi propone il suo piano ai Ronin - non tutti approvano la lunga attesa prima dell'attacco |
Un gesto non solo comprensibile ma considerato anche doveroso dall'etica samurai eppure formalmente proibito.
Con un assalto diretto privo di alcun indugio, e senza una dettagliata preparazione che lasciasse trasparire il desiderio di cautelarsi contro ogni inconveniente: il samurai dovrebbe affrontare la battaglia senza alcuna esitazione, non considerando le sue possibilità di riuscita.
una spia di Kira nascosto sotto il pavimento controlla Oishi Xilografia di Toyokuni III-Kunisada |
Probabilmente queste critiche non tenevano conto che Kira continuava a risiedere nella capitale Edo mentre il feudo - che poteva contare presumibilmente su non più di 300 samurai in assetto di guerra - si trovava a diversi giorni di distanza.
Inoltre era politica del governo Tokugawa: rendere difficoltose le vie di comunicazione per impedire il consolidarsi di forti alleanze in grado di impensierire il potere centrale e il rapido spostamento di uomini armati.
Non erano infatti consentiti veicoli a ruote ed era vietata la costruzione di ponti sui numerosi corsi d'acqua.
Senza considerare che la fitta rete di informatori e di barriere alle frontiere, presidiate dai Fudai Daimyō dislocati dallo Shōgun - col compito di vigilare gli infidi Tozama daimyō locali - avrebbe soffocato sul nascere ogni tentativo dei samurai di Harima di organizzare una spedizione punitiva ad Edo.
La scelta di Ōishi era quindi obbligata: lasciar trascorrere del tempo per allentare la vigilanza, e preparare nell'ombra, in gran segreto, la vendetta.
alcuni tra i samurai di Akō, divenuti rōnin |
Il gruppo dei samurai ai suoi ordini si disperse: chi abbandonò le due spade per dedicarsi a piccole attività di commercio o all'artigianato, per guadagnarsi da vivere, chi, invece, si diede alla vita randagia del Rōnin.
Kira, intanto, aspettandosi una reazione, decise di rinforzare la sua guardia personale e le misure di sicurezza del palazzo.
Il piano di Ōishi, quindi, era di far calmare le acque, annullando ogni sospetto e di agire con calma, astuzia e molta cautela.
I 59 Rōnin che aderirono al piano, nascosero le loro armi disperdendosi in maniera visibile: alcuni cercarono altri ingaggi mentre altri, tra i quali lo stesso Ōishi, si diedero alla vita randagia, come se avessero perso ogni speranza per il futuro.
Ōishi dice addio all'amata moglie da cui divorzia per salvarle la vita |
Ōishi, sapendo che il suo piano avrebbe avuto conseguenze gravissime, anche per la sua famiglia, divorziò dalla moglie, ma il figlio Oboshi Rikiya Yoshikane o ( Ōishi Chikara Yoshikane ), decise di combattere al fianco del padre.
Oboshi Rikiya Yoshikane
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Per mascherare le sue reali intenzioni Ōishi cominciò a Kyoto una vita sregolata: frequentando le case malfamate di Edo, gozzovigliando in compagnia di prostitute e facendosi coinvolgere in risse tra ubriachi. Il suo tenore di vita era talmente dissoluto che i pochi samurai rimasti al suo fianco si tassarono per acquistargli il contratto di una geisha nella speranza che questo contribuisse a calmarlo.
Un giorno, mentre si fingeva ubriaco per le vie di Kyoto, il Rōnin incrociò un samurai di Satsuma che prima gli sputò contro, accusandolo di non essere un vero samurai e poi gli mise le mani addosso.
alcuni tra i samurai di Akō, divenuti rōnin scelsero la vita randagia in attesa della loro vendetta
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Nessuna reazione da parte di Ōishi, quello che contava era solo la loro missione: alcuni travestiti da monaci presero informazioni, altri avvicinarono gli uomini di Kira nelle case di piacere.
Yazama Mitsukaze 25 anni.si occupò dell'azione di spionaggio contro Kira
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Uno dei Rōnin riuscì a sposare la figlia del costruttore del palazzo di Kira per conoscerne tutti i segreti.
Questo episodio fece scalpore: Ōishi Kuranosuke, e con lui tutto il gruppo dei fedeli di Asano, doveva avere definitivamente rinunciato ad ogni proposito di vendetta, e non era più in grado di rendersi pericoloso.
In effetti non era più nemmeno un samurai, essendosi disonorato pubblicamente. Dopo circa un anno Kira si illuse di non essere più in pericolo, abbassando la guardia.
Era giunto il momento di agire.
I 47 Rōnin rimasti finalmente si riunirono, 12 avevano abbandonato il progetto; e dopo aver recuperato dai nascondigli armi e armature, andarono al palazzo di Kira.
I 47 Ronin travestiti da pompieri di ronda |
Per muoversi indisturbati in gruppo si erano travestiti da pompieri di ronda: i reparti di pompieri erano armati e rivestivano di cuoio armature ed elmi, per proteggersi dal fuoco.
i Ronin guidati da Ōishi, travestiti da pompieri avanzano |
Per quanto confezionate alla buona le divise da pompiere dovevano apparire abbastanza credibili alla incerta luce delle lanterne. Naturalmente erano muniti di scale, uncini, e quanto altro poteva servire per forzare le abitazioni.
Xilografia di Utagawa Kuniyoshi - Attacco notturno alla casa di Kira sul lato posteriore |
Inoltre i cospiratori avevano una pianta accurata della residenza: uno dei Rōnin era arrivato al punto di sposare la figlia dell'architetto che l'aveva progettata, pur di avere accesso alle informazioni. Si divisero in due gruppi ed attaccarono senza alcun indugio.
Il primo gruppo, guidato dal figlio di Ōishi, Yoshikane che aveva all'epoca 16 anni, scavalcò la recinzione sul lato posteriore del palazzo.
Intanto il secondo gruppo più numeroso, capeggiato dallo stesso Ōishi, forzava l'ingresso principale abbattendo il cancello.
Un colpo di tamburo avrebbe dato il via all'attacco, mentre un suono di fischietto avrebbe comunicato che Kira era stato trovato. Uno dei samurai, salito sul tetto, annunciava intanto ad alta voce l'azione a chiunque fosse in ascolto,
precisando che si trattava di un katakiuchi 敵討ち: la doverosa vendetta da parte di un gruppo di samurai per il proprio onore oltraggiato, e non di una volgare rapina.
i Ronin scavalcano la recinzione con una scala - Uno dei samurai, sul tetto, annuncia urlando il katauchi |
Nel Giappone feudale il samurai confermava l'onore oltraggiato della famiglia, clan, o Signore attraverso la pratica delle uccisioni per vendetta. Queste uccisioni potevano coinvolgere anche i parenti del colpevole.
KATAUCHI - LA DOVEROSA VENDETTA DI Hokusai |
Oggi, il katakiuchi è più spesso perseguito con mezzi pacifici, ma la vendetta rimane una parte importante della cultura giapponese.
Inoltre ciascuno dei 47 Rōnin indossava un cartello in cui erano ricapitolate le loro ragioni e dei cartelli vennero affissi per le strade.
Nessuno dei vicini intervenne o avvertì le autorità.
I Rōnin ebbero la meglio: 16 guardie di Kira morirono e solo uno dei coraggiosi samurai perse la vita. |
I 61 samurai di guardia furono presi completamente di sorpresa, tentarono di resistere, ma furono letteralmente travolti. Molti perirono o rimasero a terra feriti.
Kunisada: LA BATTAGLIA FINALE- In Giappone la neve è simbolicamente associata alle imprese pure ed eroiche |
Si dice che in una delle dimore adiacenti fosse presente un folto gruppo di guardia incaricato di tutelare la sicurezza di Kira, ma che il loro comandante abbia solidarizzato con gli aggressori ordinando ai suoi uomini di ignorare le grida ed il tumulto che provenivano dalla casa assaltata.
I Rōnin, armati e perfettamente organizzati, ebbero facilmente ragione di ogni resistenza: uccisero 16 delle guardie del corpo di Kira e ne ferirono 22, senza praticamente subire perdite, solo uno dei coraggiosi samurai perse la vita.
I superstiti e le donne vennero rinchiusi e tenuti sotto controllo |
I superstiti, gli inservienti e le donne di servizio vennero rinchiusi e tenuti sotto controllo. Ben presto i due gruppi si ricongiunsero all'interno della casa, di cui avevano ormai il pieno controllo. Non vi era però alcuna traccia di Kira.
Dopo lunghe ricerche venne finalmente trovato nascosto in una legnaia, assieme ad alcune donne e a due uomini armati che tentarono una reazione ma vennero presto abbattuti.
Sumino Juheiji Tsugufusa scopre il
letto di Kira dicendo: ''E' ancora caldo''
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L'uomo più anziano che avevano invano cercato di proteggere venne facilmente disarmato del wakizashi.
Nessuno era certo della sua identità.
L'uomo rifiutava di dichiararsi, venne comunque fatto il segnale convenuto per il ritrovamento di Kira.
Ōishi si convinse della sua identità, illuminandone il volto con una lanterna: aveva ancora ben visibile la cicatrice del colpo infertogli da Asano.
Rivolgendosi a lui con rispetto, gli rese note la sua identità e le motivazioni dell'assalto, ossia la vendetta per la morte oltraggiosa causata al signore del feudo di Ako e la rovina della casata.
Kira nascosto in una legnaia, viene trovato |
Ōishi gli offri' la possibilità' di suicidarsi ma Kira chiese pietà, offrendo denaro in cambio della vita. Il samurai disgustato gli tagliò la testa con la stessa spada che Asano aveva usato per darsi la morte. Rimaneva ancora da compiere una parte molto importante della vendetta: portare la testa di Kira sulla tomba di Asano, nel quartiere di Sengakuji nel tempio di famiglia.
Kira è trascinato al cospetto di Oishi che lo decapita |
Il gruppo riprese quindi l'ordine di marcia ed abbandonò la casa, avendo cura di spegnere tutti gli incendi sviluppatisi durante la breve ma cruenta battaglia, per evitare che il fuoco si estendesse. Lungo il percorso furono tributate molte manifestazioni di stima ai Rōnin.
Passando davanti alla dimora del signore Matsudaira no Kami, vennero fermati da un posto di blocco.
I Ronin passano davanti al palazzo di Matsudaira no Kami |
Dapprima allarmati, ebbero la piacevole sorpresa di essere invitati dal corpo di guardia a riposarsi per un poco e ad accettare di rifocillarsi prima di riprendere il cammino.
Mentre attraversavano il ponte di Ryogoku, i Rōnin trovarono la strada sbarrata da un samurai a cavallo, con lo stemma dello Shōgun sull'uniforme.
Non erano in uso in realtà vere e proprie uniformi, ma la tenuta formale detta kamishino.
i Rōnin sul ponte di Ryogoku: un samurai a cavallo con lo stemma dello Shōgun sbarra la strada |
Il rispetto per l'autorità dello Shōgun era tale che un solo uomo avrebbe potuto arrestare senza dover fare uso della forza l'intero gruppo.
L'ignoto samurai si dimostrò però solidale con i Rōnin: diede loro ordine di passare e di proseguire il cammino per le strade che lui avrebbe indicato, dove non avrebbero trovato altri ostacoli.
La cesta e la spada di Asano furono ai piedi della tomba del signore di Ako per onorarne lo spirito |
I 47 Rōnin arrivarono finalmente a destinazione. La testa, pulita e lavata in un pozzo, fu riposta in una cesta. La cesta e la spada di Asano furono poste ai piedi della tomba del signore di Ako per onorarne lo spirito. Ōishi mise la spada alla base della lapide con l'impugnatura rivolta alla tomba e la lama verso la testa di Kira.
"Signore siamo venuti qui oggi per rendervi omaggio. Non avremmo osato presentarci di fronte a voi prima di aver portato a termine la vendetta da voi iniziata. Ogni giorno di forzata attesa ci è parso lungo come tre autunni. Ora, signore, abbiamo scortato Kira fin qui, davanti alla vostra tomba e vi riportiamo anche questa spada che tanto valore ebbe per voi lo scorso anno e che ci avete affidata. Vi preghiamo di impugnarla per colpire una seconda volta la testa del vostro nemico, liberandovi così, per sempre , dal vostro odio."
Terminata la cerimonia la testa venne consegnata ai sacerdoti, che in seguito la resero ai familiari.
La pozza nel tempio di Sengakuji a Tokyo dove venne lavata la testa di Kira. |
I samurai lasciarono al tempio anche una offerta in denaro, consistente in tutto quello che era loro rimasto.
Sapevano infatti che non ne avrebbero più avuto bisogno.
Avevano già deciso da tempo che si sarebbero consegnati alle autorità attendendo di essere giudicati.
''Diciamoci addio
fino a che cadiamo
guardando scendere la neve''
versi di Oboshi Rikiya Yoshikane 16 anni, figlio di Ōishi
Questa azione naturalmente suscitò grande clamore.
L’assassinio di Kira mise il Edo Bakufu 江戸幕府 ( il governo militare dello shōgun, in questo periodo sinonimo di Shōgunato Tokugawa, significa letteralmente "governo della tenda", in omaggio alle tende in cui vivevano i militari durante le campagne) in grande difficoltà.
Ōishi Kuranosuke Yoshio e il figlio Oboshi Rikiya Yoshikane in arresto |
I 46 Rōnin superstiti, infatti, non avevano fatto altro che mostrare lealtà verso il loro signore secondo i dettami del Bushidō, ma avevano anche infranto la legge dello Shōgun che proibiva le vendette personali.
Inoltre la decisione di costringere Asano al suicidio e di confiscarne i beni senza prendere alcun provvedimento nei confronti di Kira, da molti non era stata accettata con favore, risultando impopolare.
Il 4 febbraio 1703 i 45 Rōnin sono morti con il suicidio rituale - seppuku |
Al punto che uno degli ispettori incaricati delle indagini aveva protestato contro il verdetto ed era stato degradato.
Ma l'ordine doveva essere tutelato così il magistrato militare (Bakufu) comandò a 45 Rōnin di suicidarsi.
Il più giovane di loro, Terasaka Kichiemon, ebbe l'ordine di rimanere in vita per continuare a fare, con regolarità, offerte in favore degli spiriti degli altri condannati.
Terasaka Kichiemon stampa di Ako |
Solamente lui era ritenuto abbastanza valoroso da essere degno di farlo. Poi i samurai furono divisi in quattro gruppi ed affidati alla custodia di quattro differenti Daimyō, Hisamatsu (Matsudaira)Sadanao, Hosokawa Tsunatoshi, Mizuno Kenmotsu e Mori Tsunemoto.
Pittura - Ōishi Kuranosuke Yoshio commettere Seppuku. |
Il 4 febbraio 1703, Ōishi e i suoi Rōnin obbedirono all'ordine e i loro corpi vennero poi cremati tutti assieme e tumulati vicino ad Asano nel tempio di Sengakuji a Tokyo che ancora oggi è meta di visite da parte di coloro che vogliono onorarne la memoria.
La tomba di Oishi Kuranosuke Yoshio nel tempio di Sengakuji a Tokyo |
La leggenda narra che il samurai di Satsuma si recò al santuario e si apri il ventre per espiare la colpa di aver insultato Ōishi, sputandogli addosso.
Le Tombe dei 47 ronin nel tempio di Sengakuji a Tokyo sono ancor oggi oggetto di grande rispetto e venerazione. |
La vendetta dei 47 Rōnin ha continuato ad alimentare controversie per tutto il periodo Edo.
La loro leggenda vive in eterno.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- I 47 ronin di George Soulié de Morant ( Editions Budo , Noisy-sur-Ecole, 2006) - contiene un'introduzione di Olivier Gaurin e copertura fotografica del tempio Tokyo Sengakuji, dove sono i sepolto 47 ronin - reperibile in qualunque biblioteca
- La storia dei 47 Ronin di John Allyn, (Charles E. Tuttle, New York, 1981)
- Leggende di Samurai di Hiroaki Sato, (Overlook Press, 1995) - contiene documenti originali, tra cui l'affascinante testimonianza di un passante che ha assistito all'arresto, al processo e alla morte di Asano.
- I Samurai - La Storia Militare seconda ed. di Turbull Stephen - Capitolo: Declino e Trionfo 253 p.
- The Project Gutenberg eBook, Racconti del Giappone Antico di Algernon Bertram Freeman-Mitford - I RÔNIN INVITANO LORD KIRA - RÔTSUKÉ NO SUKÉ- A FARE HARA-KIRI
- Leggende di Samurai di Sato Hiroaki The Overlook Press - L'Incidente di Ako 1701-1703
- Racconti del vecchio Giappone di AB Mitford (Lord Redesdale), 1871; ristampa ed Charles E. Tuttle, 1982.- un classico che potete leggere on line , anche senza la storia di Ronin.
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