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ŌSensei negli ultimi anni della sua vita definiva l'Aikido "un'Arte marziale d'Amore".Aikido è superamento del Conflitto e della Competizione. Sul Tatami si dona il proprio sapere. Attraverso il Metodo della Pratica Reciproca si arriva ad una maggiore consapevolezza di sé e degli altri.

Ai Ki Do

Ai Ki Do

Il termine Aikidō è costituito da tre ideogrammi:
AI è Armonia e Amore
KI significa Energia Cosmica, Spirito, Slancio Vitale
DO indica la Via, il Cammino Spirituale

19 mar 2014

O'Sensei e lo Spirito del Re Drago

O'Sensei e la Rinascita dell'Aikido

Sono stati narrati diversi aneddoti che vedono protagonista O'Sensei Ueshiba in sbalorditive dimostrazioni anche di carattere sovrannaturale, testimoniate da diversi suoi allievi. Così come sono innumerevoli gli articoli che parlano dei vari e spesso avventurosi episodi della sua vita.

Il 14 Dicembre 1940, avvenne un'esperienza  mistica che cambiò radicalmente la sua vita. Descritta dal Fondatore stesso come l'apparizione di un ''Agente Divino'', un Messaggero che gli annunciò che lo spirito di Ryūō,
Divinità Purificatrice e Pacificatrice, sarebbe sceso in lui. 
Ryūō è la forza dinamica che controlla e trasforma la natura.
Fu così che O'Sensei, si presenta come l'incarnazione di una divinità shintoista, il Re Dragone ''Ame no Murakumo Kuki Samuhara Ryūō'' affermerà di dover compiere una missione: portare l'armonia nel mondo.
Intorno alle due del mattino stavo eseguendo il rituale di purificazione. Improvvisamente dimenticai ogni tecnica studiata nel corso della mia pratica marziale. Tutto ciò che mi era stato trasferito dai miei insegnanti mi apparve completamente nuovo e da rivedere da capo. Adesso quegli insegnamenti dovevano essere un veicolo attraverso i quali coltivare la vita, il sapere, le virtù ed il senso divino e non strumenti per proiettare o bloccare il prossimo."

L'Aikido è l'opera di ''Ame no Murakumo Kuki Samuhara Ryūō''Divinità capace di purificare ogni karma.
Non è possibile ottenere una traduzione letterale, in quanto la divinità viene definita utilizzando suoni fonetici di katakana.

Ryūō, il Re Dragone è un avatāra¹ ''una divinità che scende sulla terra'' in tempi di grande bisogno. Questo genere di avatāra svela la verità come essa è, come qualcosa che possiamo vedere. sentire e toccare al pari di un oggetto reale. Inoltre rappresenta colui che può percorrere liberamente tutte le dimensioni. 
In pratica Ame no Murakumo Kuki Samuhara Ryūō è ''L'Agente Divino capace di sdradicare il Male e pacificare il Mondo''. Ame no Murakumo Kuki amuhara Ryūō incorpora 
l'autentica verità dell'Universo, che ritorna con le sembianze di un saggio dai capelli bianchi che dispensa tangibili tesori ai suoi allievi, sotto forma di tecniche e di istruzioni orali. 
Come O'Sensei scrive in uno dei suoi doka: 
''Katsuhayabi koka'' (terza linea dell'immagine)Il giorno della Fulminea Vittoria è arrivato! 

O'Sensei, divinamente ispirato, ha reso l'Aikido accessibile a tutti.


L'Aikido è il mezzo per purificare l'intero mondo. 

Questo si realizza attraverso i Kotodama.

O'SENSEI IL RE DRAGONE

O'Sensei, dopo essersi rigenerato come Ryūō, incarica un artista di nome Joy ō Nozama di rappresentarlo come Ame no Murakumo Kuki Samuhara Ryūō
Doshu Kishomaru Ueshiba e O'Sensei raffigurato come il Re Dragone 
L'artista inizialmente non riusciva a creare un'immagine soddisfacente. Allora meditò sul soggetto per diversi giorni e infine creò il dipinto, come infiammato da un'ispirazione travolgente
Trasmutato nel Re Dragone volanteO'Sensei viene ritratto nel mezzo di vorticanti nubi di energia, con lo sguardo fisso sul Sentiero dell'AIKI.

NOTE

¹Avatāra अवतार è un sostantivo maschile della lingua sanscrita con cui si indica l'apparizione o la discesa sulla terra della divinità avente lo scopo di ristabilire o tutelare il Dharma.

Il termine è collegato al verbo avatṝ con il significato di "discendere in" oppure "discendere da" e ancora "arrivare a"  o "essere al posto giusto", "essere adatto" e infine "incarnarsi" (nel caso di una divinità).
La nozione religiosa di avatāra, ovvero la "discesa sulla terra della divinità" compare per la prima volta in India tra il III e il II secolo a.C., nella Bhagavadgītā quando Viṣṇu esprime l'intenzione di assumere diverse forme al fine di restaurare l'ordine cosmico Ṛta/Dharma.

Il Drago nella Mitologia Giapponese

 Nella mitologia e nel folklore giapponese il Drago - Ryū龍 o Tatsu 竜, è uno degli elementi più comuni. 

Creatura leggendaria, con il corpo lungo serpentiforme, ricoperto da peluria e da squame, senza ali ma comunque capace di volare. Si dice che questi draghi possono farsi crescere delle ali se vivono  abbastanza a lungo. 


Ha il muso da coccodrillo, il corpo da serpente, la criniera e gli artigli da leone; tipicamente possiede sul muso dei lunghi baffi filiformi e una cresta lungo la schiena.

IL DRAGO GIAPPONESE

In Giappone il Drago, Ryū o Tatsu, si credeva che fosse capace di cambiare la sua dimensione a piacimento, fino al punto di diventare invisibile. Si riteneva che i draghi potessero nascondersi e annidarsi ovunque, nei cieli, in acqua, sulla terra e sottoterra.
Come gli altri draghi asiatici, molti di quelli giapponesi sono associati alle precipitazioni e all'acqua, sono solitamente buoni e possono anche esaudire i desideri. Padroni delle manifestazioni delle forze celesti, si credeva che i draghi saggiamente si nascondevano in caverne montuose o sui fondali acquatici più profondi, dove riposano soprattutto nelle stagioni fredde: lasciavano i propri rifugi terrestri o le profondità degli oceani, in aprile, per salire in cielo e da lì far cadere la pioggia tra i lampi e il fragore del tuono
Quando faceva caldo, infatti, amavano volare nel cielo. Così annunciavano il risveglio della natura e delle sue energie. 
Poi, all'equinozio d'autunno, ridiscendevano di nuovo sulla terra, sotto terra o negli abissi oscuri dei mari.
Ogni drago appartenente alla gerarchia dei cieli deve recarsi una volta all 'anno al Palazzo Celeste per rendere conto della propria attività e degli eventi dell'anno passato, a seconda del proprio compitoAppositi censori, allora, distribuiranno premi e punizioni e, nel caso in cui qualcuno venga licenziato e rimpiazzato, si segnala il nuovo assunto agli uomini tramite sogni, al che essi devono festeggiarlo.
Neppure gli esseri umani, infatti, possono ignorare questa burocrazia e a seconda dei casi e delle gerenze vi saranno preghiere specifiche per il drago specifico.
A questo proposito, quando uno di essi è irato, per placarlo la gente usa appendere fuori dalle porte di casa fogli gialli con la sua immagine. Quindi il drago giapponese - 日本の竜 Nihon no ryū - è una fusione, come per molti altri aspetti del Giappone, del patrimonio culturale importato da Cina, Corea e India con il folklore e le tradizioni autoctone. Nel Nihongi e nel Kojiki  si trovano i primi riferimenti testuali giapponesi sui draghi.
Nei Testi Sacri vengono menzionati diversi antichi draghi. 

 Yamata no Orochi 八岐大蛇: il Drago ad 8 teste

Yamata no Orochi  un drago con 8 teste e 8 code ucciso dal dio del vento e del mare Susanoo , che ha scoperto la Kusanagi-no-Tsurugi, la spada leggendaria, in una delle sue code.
Secondo quanto narra il Kojiki, il kami Susanoo incontrò nella regione di Izumo una famiglia disperata: i genitori avevano perso sette figlie sacrificate al malvagio mostro a otto teste Yamata no Orochi, che richiedeva vergini in sacrificio in cambio della promessa di non devastare la provincia e adesso rischiavano di perdere anche l'ultima figlia Kushinada.
Invaghitosi della giovane, Susanoo ideò un piano per sconfiggere il mostro, in cambio della possibilità di sposarla: trasformata Kushinada in un pettine, ordinò che fossero raccolti otto barili di sake, da disporre di fronte alla casa della ragazza, dove Yamata no Orochi sarebbe giunto per reclamare la vergine. Mentre Susanoo si nascondeva in foresta vicina, Yamata no Orochi  giunse di fronte alla casa di Kushinada, e qui trovò gli otto barili di sake e non poté far a meno di ubriacarsi, finché ogni testa cadde addormentata. Solo quando tutte le teste del mostro scivolarono in un sonno profondo, Susanoo 
abbandonò il suo nascondiglio e le recise, uccidendo il drago leggendario. 
Un'altra versione della leggenda, invece,si  racconta che Orochi era ancora sveglio quando Susanoo giunse. Ne seguì un combattimento che durò per ore, deciso alla fine solo dalla stanchezza e dalla mancanza di lucidità del mostro, che ne decretarono la sconfitta.
In ogni caso, Susanoo uccise Yamata no Orochi e dopo aver tagliato le otto teste, iniziò a recidere le code del mostro. Sempre secondo il mito, riuscì a tagliare le prime sette senza difficoltà, ma quando giunse all'ottava coda, la sua spada impattò contro qualcosa di molto resistente.
Fu così che Susanoo trovò la spada Ama no Murakumo, in seguito chiamata Kusanagi, nella coda maggiore del drago. Altre varianti della stessa leggenda sostengono che la coda dove era celata la spada fosse, in realtà, la quarta e non l'ottava.
Un'altra versione della leggenda narra che, dopo l'uccisione di Yamata no OrochiAma no Murakumo fu consegnata alla dea del Sole Amaterasu, sorella di Susanoo, come dono di riconciliazione per appianare un antico diverbio.
Questa leggenda ha ispirato anche il teatro: nel periodo Edo, il dramma "Nihon Furisode Hajime" viene scritto per il Bunrakuil teatro delle marionetteViene messo in scena per la prima volta nel 2° mese lunare del 1718 a Osaka al teatro TakemotozaSembra che il primo spettacolo, interpretato da Ichikawa Danjuro VII , sia stato un fallimento. Ha 'iniziato ad avere successo solo durante l'epoca Meiji
E' messo in scena ancora oggi:  il dramma originale si compone di cinque atti, ma l'atto finale è l'unico a essere nel corrente repertorio del Kabuki
Gozu Tennō, che uccide un drago a otto teste per 
salvare la principessa Inada
Protagonista del dramma è Gozu Tennō, che uccide un drago a otto teste per salvare la principessa Inada. Gozu, è una divinità di origine buddhista, che rievoca il Kami shinto Susanoo no MikotoTennō 天王 significa "re celeste" e si distingue dal titolo di imperatore giapponese Tenno 天皇, anche se la pronuncia è la stessa.

Mizuchi: sacrifici umani per il Drago Serpente 

Un'altro Drago mitologico rievocato nei Testi Sacri giapponesi è Mizuchi 蛟 o 虬, forse una divinità delle acque. Alcune fonti lo chiamano Demone Serpente: ''Oni Orochi''. 
E' certo che Mizuchi, fosse un Drago serpentiforme. Un 'antica cronaca del Nihongi contiene i primi riferimenti a Mizuchi.  Si narra che nel 67° anno del regno dell' Imperatore Nintoku, in pratica nel 379 dC, nel centro della provincia di Kibi, un  drago 大虬 viveva nel fiume  Kawashima 川嶋河 , antico nome del fiume Takahashi 高梁川 nella Prefettura di Okayama.La Bestia, simile ad un serpente gigante, sputava il suo veleno, avvelenando e uccidendo i passanti.
Un uomo di nome Agatamori  県守, antenato del clan Kasa no omi  笠臣, si avvicinò al fiume, e  gettò in acqua tre zucche che galleggiavano sulla superficie dell'acqua. 
Le zucche infastidirono il Drago
Allora l'uomo fece un patto con la bestia: avrebbe lasciato il fiume solo se Mizuchi riusciva a far sprofondare le zucche.
La bestia accettò e trasmutò in cervo.
Mizuchi cercò invano di affondare le zucche, allora Agatamori, approfittando della sua forma lo uccise.
Uno dei Doka di O'Sensei sembra fare riferimento prorpio a Mizuchi :
 ''Quando mi attaccail Demone Serpentedietro di lui giàsono e guido il malein forza del mio amore''
In Giappone, comunque il Drago è tradizionalmente associato ai templi buddisti. Infatti, quando i monaci buddisti provenienti da diverse parti dell'Asia hanno portato la loro fede in Giappone hanno trasmesso, anche le leggende sui draghi e sui serpenti della mitologia buddista e indù.

Come per esempio il Nāga ナーガo龙 , dio della pioggia e protettore del buddismo e il Nagaraja 龙王, il re serpenteNāga नाग  sono un'antica razza di uomini-serpente. E' interessante come molte leggende giapponesi ispirate dai miti sui Nāga hanno le stesse caratteristiche di alcuni racconti cinesi. Questo è abbastanza logico, se si considera  che le storie prima  di arrivare in Giappone passavano per la Cina. Così i racconti Giapponesi sui Draghi si sono mescolati ai miti sui NāgaPer esempio, il palazzo sottomarino dove i Nāga vivono è chiamato in giapponese Ryugu龙宫, la residenza sottomarina del dio Drago Ryujin, che controllava il flusso dell'acqua. 

Ryūjin il Re Dragone

Secondo la mitologia giapponese il Palazzo del Re dei Draghi Ryugu si dice che sia situato in fondo al mare, vicino alle Isole Ryukyu, Okinawa. Esso è abitato da Ryūjin il Re Dragone.

Il Palazzo è anche conosciuto come "La terra sempreverde". 
Ci sono tante storie che riguardano questo mitico palazzo, costruito in corallo rosso e bianco, guardato da draghi e pieno di tesori. I Pesci e le altre creature marine servono 
Ryūjin come vassalli e le tartarughe marine sono utilizzate come messaggeri.
Ryūjin Tempio di Kyoto
Nella parte Nord del Palazzo c'è la Sala d'inverno dove la neve cade tutto l'anno.
Nella parte orientale del palazzo c'è la Sala della primavera dove volano le farfalle e il ciliegio è sempre in fiore. 
Nella parte Sud del palazzo c'è la Sala dell'Estate, dove i grilli cantano nelle calde sere.
Infine nella parte occidentale del palazzo c'è la sala dell'Autunno dove gli aceri sono di colori brillanti.

Per un essere umano un giorno in questo palazzo equivale a 100 anni sulla terra.

FONTI



  • La mitologia giapponese di Claude Helft
  • Enciclopedia dei mostri giapponesi. A-K di Shigeru Mizuki
  • I Cinque Segreti del Drago, scitto da Fei Long, Aljoscha Andrew Long. Prodotto da Punto d'Incontro Ed., Maggio 2013
  • "Guerriero Invincibile"  di John Stevens, biografia romanzata di O'Sensei
  • Aikido. Dottrina segreta e verità universali rivelate da Morihei Ueshiba  Di John Stevens

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